Lo scavo archeologico di Castiglione di San Martino

Il popolo etrusco, all’isola d’Elba, ha lasciato segni del suo passaggio con insediamenti archeologici dal fascino senza tempo. Hanno vissuto il mare dell’Elba e le sue miniere di ferro, strategiche per la fabbricazione di armi e per i commerci nel Mediterraneo. Uno di questi insediamenti era nato proprio per controllare le coste e i siti di estrazione del ferro: era una fortezza, che oggi noi chiameremmo Castiglione di San Martino, di cui non rimangono che pochi resti dall’altissimo valore archeologico.

 

Lo scavo archeologico di Castiglione di San Martino:

 

L’insediamento Etrusco di Castiglione di San Martino

A partire dal IX secolo a.C. il popolo etrusco ha dato inizio all’intenso sfruttamento delle miniere dell’isola d’Elba e del minerale ferroso di cui era ricchissimo il territorio. Tra le dodici città-stato fondate sull’isola, c’era Populonia, che aveva il compito di proteggere e gestire i siti di estrazione del minerale attraverso la realizzazione di altissime fortezze che guardavano ai maggiori punti di approdo e al traffico marittimo.

Oggi, la fortezza e la cinta muraria che la circondava non ci sono più, ma ne sono rimasti ancora preziosissimi resti. Secondo gli studi archeologici, la fortezza ha vissuto due fasi di occupazione e ristrutturazione: la cinta muraria esterna è stata realizzata nella prima fase, mentre gli edifici interni sono stati costruiti successivamente e con l’utilizzo di legno mattone crudo.

la parte settentrionale del sito è quella senza dubbio meglio conservata: ci sono resti di muretti, alcuni ambienti, un cortile e una fucina. La successiva distruzione (causata sembra da un incendio da datare fra il 280 e il 260 a.C) ha spinto i nuovi occupanti ad alcuni tentativi di ricostruzione, come testimoniano alcuni resti livellati su ciò che era rimasto. Questi lavori utilizzavano la cinta muraria esterna già esistente, che era dotata di porta orientale e muro di rinforzo. È in questa fase che si realizza l’edificio nella zona meridionale, dotato di ambienti al coperto e un cortile centrale con tettoia.

 

I materiali rinvenuti

Nel 1978 l’Università di Pisa condusse uno scavo archeologico sul colle di Castiglione di S. Martino, e i manufatti rivenuti hanno fornito informazioni molto importanti sulle finzioni e la cronologia delle varie fasi di occupazione del forte sulla sommità della collina. Ciò che è stati rinvenuto si trova ora nel museo civico della Linguella a Portoferraio.

Nello specifico, sono arrivate a noi alcune suppellettili da cucina e delle ceramiche da mensa. Tra i materiali ritrovati, ci sono:

  • kylikes, ossia coppe da vino a vernice nera dell’Atelier des petites estampilles;
  • skyphoi, delle coppe piuttosto profonde del gruppo Ferrara T 585;
  • ceramiche di Gnathia;
  • anfore etrusche di origine greco-italiche e alcune anfore di origine punica;
  • una moneta di Populonia.

E poi teglie, brocche e ciotole lavorate in maniera molto semplice, e grandi contenitori per le derrate alimentari o per altri utilizzi generici. Tra gli utensili per la preparazione dei cibi, gli scavi hanno rinvenuto dei mortai e un macinello.

Le fusaiole, i rocchetti e il telaio rinvenuti testimoniano un’attività familiare dedicata alla tessitura e alla filatura. In generale, una vita benestante ma non certo lussuosa, a giudicare dalla buona qualità del vasellame e delle ceramiche usate molto probabilmente in una sorta di magazzino ideale per conservare cibo per numerose persone.

 

Cosa successe alla fortezza?

Sappiamo che la fortezza di Castiglione di S. Martino fu occupata tre volte e la prima fase si concluse violentemente con un incendio, come testimoniato da alcuni resti anneriti di vasellame, muti distrutti e livellamenti successivi. Ma da cosa è stato provocato?
Alla fine del III secolo Roma era impegnata su due fronti: da una parte la conquista dell’Etruria meridionale, dall’altra la guerra contro Cartagine.

Nel 259 a.C. i romani condussero una spedizione in Corsica e, secondo gli storici, non è difficile pensare che abbiano o fatto tappa anche all’isola d’Elba, con la sua ricchezza di ferro utilissima per la forgiatura di armi.

È possibile quindi che questo primo periodo di fortezze si fosse concluso per via di un attacco diretto delle truppe romane. L’edificio fu tuttavia ricostruito quasi subito e, secondo i materiali rinvenuti, la seconda fase si concluse praticamente assieme alle fere puniche alla metà del II secolo, quando Roma conquistò il dominio anche sull’Elba.

I resti della fortezza di Castiglione di San Martino si trovano proprio nell’omonima località, poco distante dalla Villa di Napoleone. Se volete raggiungere il sito, vi basterà acquistare un biglietto per un traghetto verso Portoferraio, che dista solo 3 km. Utilizzate il nostro comparatore online per scegliere l’itinerario giusto per voi!

 

Photo Credits
Foto di Toni Pecoraro da Wikimedia

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