Isola d’Elba da scoprire: il Mausoleo Tonietti

Totalmente immerso nella rigogliosa vegetazione della macchia mediterranea si trova un pezzo di storia dell’Isola d’Elba: il Mausoleo Tonietti. Edificato nei primi anni del Novecento da Ugo Ubaldo Tonietti in memoria del padre Giuseppe, la realizzazione fu commissionata all’architetto fiorentino Adolfo Coppedè. Il mausoleo, oggi in stato di semi-abbandono, è situato lungo il percorso di trekking che da Capo Castello porta a Cavo.
Il Mausoleo Tonietti, l’unico esempio di Liberty sull’Elba:

La storia del Mausoleo Tonietti

I lavori per la realizzazione del mausoleo iniziarono nel 1904 e terminarono due anni dopo. Adolfo Coppedé (1871-1951), fratello del più celebre Gino, quello del quartiere omonimo a Roma, si occupò della progettazione della struttura. L’edificio fu voluto da Ugo Ubaldo Tonietti, importante uomo d’affari elbano dell’epoca. Figlio di Giuseppe, che nel 1888 aveva ricevuto l’appalto per la gestione delle miniere isolane, gli era subentrato alla sua morte (1894), per altri tre anni. La direzione della società era affidata a un altro elbano, Pilade del Buono, discusso ed eclettico personaggio di quegli anni, a cui si deve l’incontro tra Coppedé e Tonietti. La coppia Tonietti-del Buono oltre a gestire il minerale isolano, mirava alla costruzione di un’industria siderurgica all’Elba. Aggiudicatosi anche l’appalto del 1897, Tonietti fondò insieme al socio, il 29 luglio 1899 a Genova, l’Elba società anonima di miniere e altiforni, portò ala nascita dello stabilimento di Portoferraio. In questo clima, Ugo Ubaldo volle far costruire un luogo di sepoltura privato, concepito più come mausoleo che come cappella familiare. Per questo scelse la quinta di Cavo, come luogo di edificazione che era anche sede del suo lussuosissimo palazzo. Il mausoleo, tuttavia, non è mai diventato una tomba di famiglia, poiché non venne assegnata la concessione cimiteriale. Lasciato senza custodia cadde quasi subito nel degrado dell’abbandono.

Come appare oggi il Mausoleo Tonietti

Considerato un monumento minore, il Mausoleo Tonietti è l’unica testimonianza in stile liberty dell’Elba. Costruito con diversi materiali in gran parte di origine elbana, a eccezione del marmo bianco e della pietra serena con i quali sono stati realizzati in motivi decorativi. Il Mausoleo Tonietti appare al visitatore come slanciato in verticalità, quasi a ricordare un faro. Al suo interno possono essere apprezzate le decorazioni in stile liberty, dal forte gusto decadente. Una volta entrati è possibile notare, oltre alla scritta Famiglia Tonietti, una civetta pronta a spiccare il volo. Dove un tempo sorgeva una croce, probabilmente in marmo, oggi è stata posizionata una fotografia. Ai lati dell’ingresso ci sono tre semicolonne sormontate da teste leonine, a guardia della porta. Agli angoli del primo piano è possibile notare grandi protome antropomorfe mentre sui due prospetti laterali le prue rostrate di due navi in pietra. A culminare la struttura, una coppa posizionata sulla cupola che ricalca un’antica lanterna di un faro. La cappella è a due piani: al piano terra si accede tramite un ampio ingresso, sormontato da un arco a tutto sesto, intervallato da cerchi in bassorilievo, ma bisogna prestare attenzione poiché il pavimento è divelto. Per accedere al piano superiore bisogna salire su di una scala a chiocciola breve e angusta, incassata nelle murature. Sebbene più piccolo del piano sottostante, il secondo piano è caratterizzato da un largo inserto marmoreo su cui sono ritagliati gli oblò per l’illuminazione dell’interno, originariamente chiusi da vetrate colorate, e su cui sono posti stemmi con simboli marinari. L’ambiente è molto compromesso, soprattutto all’interno dell’edificio. In cattivo stato risulta anche la scaletta a chiocciola in ghisa che permetteva l’accesso al primo piano, da dove era possibile osservare il panorama circostante: la costa tirrenica e l’isola dei Topi. Anche il basamento su cui poggia l’intera struttura ha subito diversi danni: un tempo era possibile accedervi tramite una piccola scalinata che oggi è ridotta in uno stato pessimo.

Photo credits:
Foto di Ferpint da Wikimedia

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